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Cena in Emmaus (1601): storia del celebre dipinto caravaggesco

Nella “Cena in Emmaus” Caravaggio sceglie di mettere in risalto i tratti più carattestici della propria arte: lo studio delle luci e una propensione naturale per la rappresentazione realistica dove le emozioni umane sono le vere protagoniste della tela. In questo articolo, Singulart racconterà brevemente la vita del genio che fu Caravaggio per dedicarsi poi alla descrizione del suo capolavoro: “Cena in Emmaus”.

Chi era Caravaggio?

Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610) fu un pittore italiano pioniere della pittura barocca. Nato a Milano, si trasferì a Caravaggio nel 1576 con la sua famiglia per sfuggire alla peste. Sia il padre che il nonno morirono lo stesso giorno del 1577, mentre la madre morì nel 1584, subito dopo l’inizio del suo apprendistato presso l’artista milanese Simone Peterzano. Nel 1592 Caravaggio fuggì a Roma dopo aver ferito un ufficiale di polizia, un evento che lo avrebbe tormentato per tutta la vita. A Roma lavorò nella bottega di Giuseppe Cesari, l’artista preferito di papa Clemente VIII, in un periodo in cui la Chiesa sponsorizzava la costruzione di nuovi palazzi e chiese che necessitavano di decorazioni e per le quali l’impiego di pittori era fortemente richiesto.

caravaggio portrait
Autoritratto di Caravaggio, c.1621

Con l’aiuto di alcuni amici influenti, Caravaggio decise di cercare notorietà a Roma. Grazie ad uno dei suoi primi capolavori, “I bari”, catturò l’attenzione del cardinale Francesco Maria del Monte che divenne presto mecenate di Caravaggio al quale commissionò diverse opere, tra cui “Concerto”. Lo stile di Caravaggio continuò a seguire una linea di coerenza e così il realismo che contraddistingueva le sue opere finì per contagiare anche quelle a sfondo religioso, come nel caso della decorazione della Cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi.

Tuttavia, il 29 maggio 1606, Caravaggio uccise un uomo di nome Ranuccio Tomassoni in circostanze che rimangono ancora misteriose. Costretto a fuggire dalle autorità romane si diresse a Napoli, dove rimase abbastanza a lungo da consolidare la propria fama di artista. Si recò poi a Malta e in Sicilia prima di tornare a Napoli nel 1609. Verso la fine della propria vita tornò a Roma, dove fu graziato nel 1610, lo stesso anno della sua morte.

Lo stile caravaggesco

Lo stile di Caravaggio è caratterizzato da un forte connotato realista e da un’attenzione scrupolosa nei confronti della luce. Il risultato di questo melange sono quadri capaci di suscitare emozioni profonde nello spettatore, mai superficiali. Grazie a questo stile caratteristico volto a esaltare la drammaticità delle figure rappresentate e il movimento, Caravaggio è stato considerato un importante contribuente per lo sviluppo della pittura barocca.

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Giuditta e Oloferne, 1599

Cosa succede nella “Cena in Emmaus”?

Caravaggio dipinse “Cena in Emmaus” all’apice della propria carriera romana, una delle sue opere più drammatiche. La tela riporta una scena narrata nel Vangelo di Luca (Luca 24, 30-31) in cui, il terzo giorno dopo la Crocifissione, due discepoli di Gesù che lo incontrano sulla via di Emmaus non lo riconobbero: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista”.

Caravaggio sceglie di rappresentare il momento drammatico della rivelazione cogliendo la sorpresa sui volti dei discepoli. Gesù siede a tavola al centro della tela, con il braccio destro alzato, benedicendo il cibo sulla tavola. I due discepoli esprimono il loro stupore, l’uno a destra che alza le braccia e l’altro a sinistra – con la schiena parzialmente rivolta verso lo spettatore – che si alza dalla sedia incredulo. C’è un’altra figura accanto a Gesù che si alza e lo guarda. La scena è proiettata in una luce drammatica, con Gesù e i volti dei due discepoli illuminati e ombre che si riflettono sulla parete dietro di loro. Oltre al cibo sulla tavola, il resto della composizione è relativamente semplice, lasciando allo spettatore la possibilità di concentrarsi sulle figure e sulle loro espressioni.

Caravaggio dipinge i due discepoli come uomini comuni, lavoratori senza idealizzare la loro santità: mostrano i segni dell’età e della fatica sui propri volti e negli abiti consunti. Un gioco d’immagine che non fa che rafforzare l’aspetto cristallizzato di Gesù completamente immerso nella luce e rivolto verso lo spettatore. Un dipinto umano che è, soprattutto, speranza.

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